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Barba di becco

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La barba di becco è una pianta spontanea dei luoghi umidi; si presenta con foglie strette e lunghe, la cui base inguaina il fusto, e con fiori piatti, allargati, di colore giallo, che si aprono al mattino per richiudersi nel pomeriggio. Era conosciuta nell'antichità, la conferma è un disegno della sua radice in un affresco di Pompei. In Italia, da tempo immemorabile, si consuma la radice bruno chiaro come legume ed è denominata sasse'frica in quanto reperibile anche in terreni rocciosi. Dioscoride la definì Tragopogon, barba di capra, per l'aspetto curioso del frutto, angoloso e oblungo, che presenta una specie di becco. Nel XVII secolo, Olivier de Serre, ministro di Enrico IV, la segnala come sersifi ( salsifi ). Come ortaggio, non ebbe molto successo in quanto la scorzanera, si rivelò più gradita. La barba di becco è una pianta depurativa, diuretica e sudorifera. La radice serve per preparare diversi piatti; non si deve gettare l'acqua della cottura poiché serve come base per minestre e bevande. Le sue foglie, in insalata, ricordano quelle dell'indivia e della cicoria.

Nome latino e dialettale:

Tragopogon pratensis. Sasse'frica - Barba di prete - Tragopogono - Barbabicch - Persemolone - Aio de pra' - Erba del sol - Jerbe dolce - Latti d'oceddu.

Costituenti:

Glucidi, protidi, lipidi.

Proprietà:

Depurativo, diuretico, sudorifero.