Meliloto
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Non è difficile distinguere il meliloto da altre Papilionacee. E' una pianta erbacea, generalmente biennale, che cresce tra le macerie, nei campi coltivati e nei luoghi incolti, specialmente in quelli freschi di collina; comune nei terreni calcarei e ghiaiosi; le foglie sono formate da 3 foglioline dentate, i fiori, piccoli e gialli, sono raccolti in racemi lunghi ed eretti che durano a lungo, in estate. Il nome generico deriva dal greco, meli, miele, e lotos, loto; in realtà, è una delle piante spontanee maggiormente visitata dalle api. Ippocrate e Teofrasto parlano di meliloto, ma non è certo che sia la pianta attualmente nota. Nel Medioevo, essa è ignorata. In seguito, i pareri furono discordi: chi la giudicava tossica, chi la reputava efficace per coliche o nefrite. Alcuni la ritenevano ottima contro l'ubriachezza. Il principio attivo antispasmodico, più efficace nel meliloto fresco, è la cumarina. La pianta avariata, mescolata nel foraggio, è tossica per il bestiame. Il meliloto, come il fiordaliso e la piantaggine, è detta spezza occhiali; infatti, un infuso caldo si applica sugli occhi stanchi. |
Nome latino e dialettale: |
Melilotus officinalis. Lupinella - Cavalin - Trifoglio cavallino - Pratello - So'ffiolo - Schivamas. |
Costituenti: |
Cumarina, glucosidi, resina, flavonoidi, vitamina C. |
antinfiammatorio, antispasmodico, astringente, diuretico, sedativo. |