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Farfaraccio

Postato in Piante spontanee.

 

farfaraccio

 

Il farfaraccio forma delle vere e proprie colonie ai bordi di ruscelli, lungo gli acquitrini e nel limo dei fossi, ovunque la forte radice di questa pianta trovi un terreno profondo e l’umidità indispensabile alla sua crescita. Predilige posizioni ombreggiate. Il suo fusto cavo è dotato di squame rosse; i suoi fiori precoci di color rosa sbocciano in grappoli all'inizio della primavera. L'aspetto caratteristico di questa pianta è dato dalle sue foglie molto grandi, simili a quelle del rabarbaro, che spuntano dopo i fiori. Il nome greco petatos, che era il nome di un grande cappello, gli si addice perfettamente. Le parti della pianta utilizzate dai fitoterapisti sono diverse: l'infuso di foglie e fiori essiccati allevia le irritazioni bronchiali; il cataplasma di foglie fresche calma alcuni dolori articolari e facilita la cicatrizzazione delle ferite; la radice è dotata di proprietà antispasmodiche. In omeopatia, i medici la usano sotto forma di tintura, contro diverse forme di nevralgia, inoltre, attribuiscono all'estratto numerosi successi nella cura delle balbuzie.

Nome latino e dialettale:

Petasites hybridus. Petasite - Tossilaggine maggiore - Barde - Lavassa - Ba'rdano domestico - Barbaz - Erba per la tegna - Farfarazz - Lampazzo - Neja - Petrasita.

Costituenti:

Inulina, resina, mucillagine, tannino. 

Proprietà:

astringente, diuretico, emmenagogo, espettorante, sudorifero, vulnerario.