Ebbio
|
Nella flora spontanea italiana esistono tre specie differenti di sambuco: di esse, due sono alberi, mentre la terza, l'ebbio, è una grande pianta erbacea perenne. Cresce nei campi con suolo fertile, ai margini dei boschi; infatti, si consiglia di acquistare terreno dove c’è odore di ebbio, sarà certamente buono. L'odore delle foglie dell'ebbio, quando vengono sfregate tra le dita, è forte e nauseante, ma quello delle sue ombrelle fiorite ricorda l'odore delle mandorle amare. In settembre, la pianta si ricopre di bacche porpora-nerastre, rigonfie di un succo rosso scuro da cui si ricava una tintura, usata nell’antichità e citata da Virgilio, con la quale il dio Pan si colorava il viso. I principi attivi dell'ebbio sono più intensi di quelli del sambuco nero e i suoi frutti sono tossici; fare, perciò, molta attenzione e distinguere con sicurezza i frutti dell'ebbio. Tutta la pianta, usata in dosi forti e a lungo, può causare avvelenamento. |
Nome latino e dialettale: |
Sambucus ebulus. Sambuch - Sambuchello - Ebulo - Lebu - Gebio - Le'vulo - Sambuch femina - Samucu burdu. |
Costituenti: |
Olio essenziale, glucidi, acidi, tannino, enzimi, pigmenti antocianici. |
cicatrizzante, purgativo, risolvente, sudorifero. |