Bistorta
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Si riconosce la bistorta per il suo fusto eretto e semplice, marcato dai nodi come altre specie di Polygonum, e per le lunghe spighe di fiori rosa tenero. E' una pianta perenne i cui ciuffi richiamano in gran numero le api. E' diffusa a partire dai 500 m, lungo le rive degli stagni, nei fossati e negli acquitrini, lungo i corsi d'acqua e nelle praterie umide in montagna. Predilige il terreno fresco e la sua presenza segnala sicuramente che ci si trova in una zona umida. La bistorta è coltivata negli orti per le sue foglie acidule che si cucinano come gli spinaci; ma, nelle praterie, il bestiame non l'apprezza affatto. Talvolta i semi si somministrano al pollame. Fin dall'epoca del Rinascimento, le proprietà della pianta erano apprezzate. Dal punto di vista terapeutico, il rizoma è la parte più interessante; difficile da sradicare, è bruno e carnoso, di forma strana, serpentino, e, come dice il nome della specie, bistorta, due volte ritorto. Prima della scoperta degli antibiotici, veniva usata come tonico nella cura preventiva della tubercolosi e anche per il trattamento specifico di questa malattia. |
Nome latino e dialettale: |
Polygonum bistorta. Poligonia - Lazzuola - Biaveta - Lavazzuola - Sarasin salvadi' - Serpentina. |
Costituenti: |
Tannino, glucidi, vitamina C, acido ossalico. |
antidiarroico, astringente, tonico, vulnerario. |